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Diario di viaggio

 

         Viaggio e volontariato in India 

                            by Sissy

                 

India:  Settembre 2005

Greetings from Delhi!

Ed eccomi quà, in questa città, in questa cultura che ogni tanto mi rapisce l’anima per trasportarla a quasi 10 ore di volo, da una parte all’altra del pianeta, lontana da casa e dai miei cari, amici, sorelle e fratelli, dalle mie facili e sicure abitudini e forse dalle mie piccole ansie quotidiane.

L’India mi rivede per la seconda volta, la prima al sud e ora al suo nord più noto. Durante una pausa di 7 anni, tra gli studi universitari e il lavoro in una delle città più vive e multicultarali d’Europa, l’India ancora ritornava in me con la sua magia musicale, i profumati incensi, il colore della sua antica pelle.

La voglia di un viaggio indipendente, l’esperienza viva della sua cultura locale e il ritrovarsi a viaggiare affiancata passo a passo con altri ‘travelers’ diveniva sempre più forte, così decisi di fare il grande salto: lasciare il lavoro, casa e affetti per provare un pò me stessa.

Il volontariato fece al caso mio, e dopo lunghe ricerche via internet contattare l’organizzazione locale con la quale poi partii è stato semplice e rassicurante.

I giorni prima della partenza sono stati frenetici e dovuti, tra vacini, zaini, mappe, questioni finanziarie, camera in affitto, e altro.

Ma ecco arrivare il giorno della partenza...strano sembrava dovessi andare a due ore da casa, invece andavo ben più lontano!

Partenza London Heathrow, volo Virgin, ore 22, arrivo a Delhi ore 11.30 locali. Compagni di viaggio Gemma, Alan, Stephen...esperti viaggiatori di altre culture tra cui Malasia, Pakistan, Australia...che gioia!

Arrivammo a Delhi in una calda domenica mattina di Settembre. Stranamente la hall degli arrivi internazionali si presentava a noi assolutamente deserta.

Cambio dei soldi, acquisto 'immediato' di una sim card locale per il mio cellulare, e via alla ricerca di un taxi per il nostro trasporto all’ostello.

Fuori dalla hall degli arrivi mi aspettavo una grande folla di personaggi all’assalto del turista per i propri taxi, ma niente, e tutto appariva abbastanza diverso dal mio primo incontro con l’India 7 anni prima nel mese di Gennaio a Mumbai (Bombay).

Una volta fuori dalla sala arrivi, ecco il primo impatto con l’aria irrespirabile dal caldo umido di una delle città maggiormente inquinate al mondo.

Arrivammo al nostro YMCA in Nuova Delhi, dopo un viaggio di circa 40 minuti, tra alta velocità e inosservanza delle regole stradali più comuni, tra le urla di Gemma, le risate nervose del resto dei passeggeri e l’indifferenza del tassista.  

Delhi è una città calda e affollata , dai tipici odori speziati e brucianti, dal traffico assurdo, dai palazzi anneriti e vecchi, dai mille sguardi umani in cerca di speranza, dal tipico 'nodding' dei suoi abitanti (il movimento della testa degli indiani) tradotto nel continuo 'ok, no problem' che porta avanti questa umanità nella vita quotidiana, minuto dopo minuto, a cospetto della fatica del vivere.

Tutti si affannano nel rendersi utili, in 5 ti servono una bottiglia d’acqua, colui che prende l’ordine, colui che ti porta la bottiglia, quello che ti fa la ricevuta, quello che porta la penna per fare la ricevuta, e infine colui che ti porta la ricevuta e ti prende i soldi.

Incontriamo il resto del gruppo alla reception dell’ostello e dopo i primi saluti reciproci ci apprestiamo a fare un piccolo riposo nelle nostre camere.

Le camere sono un pò vecchiotte, il condizionatore d'aria fa paura ed è sicuramente più utile non accenderlo preferendo la manualità del ventilatore da soffitto.

Respiro una certa atmosfera coloniale che mi rimanda indietro ad un passato ignoto.

Per fortuna (una delle mie fobie più grandi) i letti sono puliti e semplici (base in legno e materassi duri) e il sonno ristoratore arriva presto. Peccato che finisca dopo poche ore per via del fuso orario per poi ritornare brevemente dopo qualche ora di pensieri tipo ‘speriamo vada tutto bene, speriamo...ma che sto a fare qui? madonna che paura..ma va, vedrai che andrà tutto bene...si va beh ora dormiamoci su’...aiuto mi manca l'aria...dormi dormi...

Il giorno dopo ecco il nostro primo tour in giro per la città. Gli altri sono già in moto dalle 8.00 del mattino, io e Gemma ci prendiamo una prima colazione con calma e siamo fuori per le 10.00 (colazione: scelta tra tè con latte, caffè acquoso all'inglese, biscotti mollici, toast con marmellata abbastanza colorata, un ottimo porridge, banane).

Fuori dall'ostello, dopo varie trattative sul prezzo prendemmo un mini rickshaw direzione Forte Rosso in Old Delhi (la parte antica della città), punto d'incontro con gli altri ragazzi.

Ed ecco che inizia la pacchia!!!

Ma chi ha mai osato dare la licenza di guida agli indiani? il traffico è incredibile!

Gli occhi non fanno in tempo a captare tutto ciò che appare alla vista. Sembra che il mondo si sia concentrato in un istante in uno spazio solo...al tutto si aggiungono le mie risate alle imprecazioni inglesi di Gemma causate dalla guida caotica e snervante del nostro anziano ‘driver’...

Il traffico è a tratti costante, quasi monotono, e ancora improvvisamente frenetico, incredibilmente rumoroso con la sua miriade di auto, camion, autobus, bici, motorini, rickshaw, cani, mucche, capre e altro ancora;  i clacson suonano all’impazzata tanto che sul dietro di tutti gli autoveicoli sta scritto ‘horn please’ (intimando l’uso continuo del clacson).

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